Di soste, di attese e di dolore
Da 53 giorni la mia vita si è fermata. L'inverno è finito, la primavera inonda le aiuole di fiori gialli e viola, i tigli riempiono l'aria di profumo...e io quasi non me ne sono accorta. In casa va avanti solo la manutenzione ordinaria; solo la Stella ha garantito pasti più o meno regolari. Il frigo spesso piange, la montagna di roba da stirare cresce a dismisura e solo le camicie hanno l'onore di essere messe in ordine. Tutto è sospeso. La mia vita si divide fra scuola e ospedale, e grazie a Dio che c'è la scuola, altrimenti l'abbrutimento sarebbe totale. La malattia, il dolore, ti distruggono, anche (e forse soprattutto) quando coinvolgono chi ami. Il lento e angosciante declino della Genitrice porta con sé anche il mio declino. Se già da anni, in quanto curans , la mia vita aveva obiettivi brevi e limitati e una progettualità risicata, ora non ne ha per nulla ed è diventata un triste pendolo fra speranza e consapevolezza. Il corpo della Genitrice, che ha dato